Una vera e propria palestra della scritturaquesta è per me la collaborazione con Vanity Fair. È cominciata quasi per caso, nel 2007 e con cadenze molto irregolari, ancora mi capita di scrivere per loro. Ed è sempre una festa.
Ogni testata ha il suo linguaggio, la sua linea editoriale, i suoi topic.
La prima cosa da affinare è stata quella: capire ritmo e tono di voce, atmosfera, taglio da dare ai pezzi. Riempire una griglia da 3.000 – 4.000 o 6.000 battute con un pezzo leggibile in 5-7 minuti; sollevare un problema, trattare del tema e offrire sempre al lettore una via d’uscita: sono sempre queste le regole d’ingaggio.
È un formidabile laboratorio di scrittura efficace; scrivi molto, per poi rifinire: togli una frase, cambia parola; accorcia, stringi, sposta, rallenta. Buono l’attacco, e la chiusura? E poi le interviste, e io adeguata come con due scarpe diverse ai piedi, e l’emozione un po’ tronfia del pezzo impaginato.
Li trovi qui, se ti va di sbirciare, cercando la tecnica fra le parole.